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LA FILOSOFIA DELL'ARTE” : IL SENTIMENTO


di Giovanni Gentile

Indice

 

Che cosa s'intende per sentimento

Il sentimento è la pura forma soggettiva del pensiero in cui l'arte consiste. Non va, però, inteso nella sua accezione psicologica (che pure ha il suo valore), ma in un senso rigorosamente gnoseologico o filosofico.

Concetto del sentimento nella filosofia greca

Dalle scuole socratiche fino a Kant, il sentimento è stato sempre svalutato come una facoltà inferiore dell'anima, il cui operare rendesse impossibile il cammino di essa verso il suo fine.

Nell'età moderna, questa tendenza (tutta greca!) è espressa dalla filosofia di Spinoza.

L'“Etica”, infatti, espone una dottrina della libertà che si conquista solo attraverso l'affrancamento dell'anima dalle passioni. Per la ragione che possiede, l'uomo deve tendere ad una razionalità così universale (che si identifica con le leggi di natura) che ne venga soppresso ogni elemento di soggettività particolare; il sentimento, allora, rappresenta per l'uomo un legame troppo forte con la vita materiale e sensibile.


In un tale quadro, l'universale è oggetto e non soggetto. Non ha personalità. Non è spirito!

Importanza del sentimento nel Cristianesimo

Con il Cristianesimo nasce un nuovo concetto di vita che non è più natura, ma spirito.

L'accento viene posto su concetti come amore, fede, speranza, dolore, ansia per gli ostacoli, tormento per i peccati.

In questo modo il soggetto comincia a prevalere sull'oggetto. E lo spirito si pone al di sopra della natura.

Il sentimento nella filosofia moderna fino a Kant

Nonostante le innovazioni apportate dal Cristianesimo, Patristica, Scolastica e Rinascimento continuarono a muoversi sulla stessa via dei grandi sistemi dell'antichità pagana.

Dopo Bacone e Cartesio, la filosofia moderna sviluppò un empirismo ed un razionalismo tali da far maturare i vecchi motivi naturalistici e intellettualistici, che avevano impedito agli antichi la comprensione del sentimento. Così l'individualismo di Leibniz comincia a mettere in luce il valore alla soggettività. Sebbene il razionalismo che si cela dietro la sua dottrina delle idee chiare e distinte non consenta ancora di riconoscere il valore del sentimento, è chiaro che il parlare di idee oscure e confuse abbia condotto, nel tempo, i filosofi tedeschi a riconoscere, oltre le due classiche facoltà di intelletto e volontà, anche quella del sentimento.

Kant, sebbene combattesse come empirici i sistemi morali od estetici fondati sul sentimento (giacché il sentimento gli parve sempre un dato di esperienza), diede molta attenzione a questo concetto. Distinse tra sentimento interessato (che non agisce razionalmente, ed è proprio dell'uomo che cerca il piacere e rifugge dal dolore) e sentimento disinteressato (che agisce razionalmente, ed è proprio di chi si compiace di ciò la cui esistenza o non esistenza non lo giova né lo danneggia). Ma, anche nella forma di sentimento disinteressato, la nozione di sentimento si manifesta ancorata ad un piano psicologico ed empirico; ancora lontano da quello che ne è l'esatto concetto filosofico o gnoseologico.

Il concetto psicologico del sentimento e la sua critica

Psicologicamente il sentimento è uno stato dell'animo che differisce dalla sensazione: la sensazione ha un contenuto oggettivo, il sentimento ha un contenuto soggettivo. Pur nella loro contingenza, essi non hanno libertà, ma rientrano in un meccanismo in cui il soggetto si ritrova ad essere un mero spettatore (la sensazione è determinata dallo stimolo esterno, il sentimento dalla sensazione).

E' proprio qui che risiede il limite della prospettiva psicologica.

Infatti, perché io abbia sul serio un sentimento, bisogna che non mi limiti al ruolo di spettatore, ma abbia questo sentimento dentro di me, e che esso sia il contenuto della vita che io sto vivendo.

Il sentimento e la sua dialettica

Un sentimento, in quanto tale, non è qualcosa di conoscibile e comunicabile, di trasferibile da una persona all'altra; non lo si può definire, né raccontare attraverso giri di parole.

Il sentimento ha in sé una certa duplicità, esso è: o piacere o dolore; e tutti i sentimenti e le affezioni, che noi conosciamo nella nostra esistenza, non sono altro che forme di quel piacere o quel dolore. Piacere e dolore sono l'uno l'assoluta negazione dell'altro, nel senso di due contrari la cui reciproca opposizione è contraddittoria. Per cui si escludono totalmente a vicenda.

Il rapporto di due contrari è dialettico, nel senso metafisico, ossia reale e concreto. La loro concretezza è data dal divenire, cioè nella negazione non statica ma dialettica di due astratte posizioni.


Il sentimento è il soggetto stesso che lo prova. Tuttavia, inserito in un processo dialettico, il momento della soggettività viene superato nella sua oggettivazione, che è già pensiero.


Il piacere e il dolore.

Il processo dialettico nel quale è inserito il sentimento (piacere come non-dolore, dolore come non-piacere) sfocia nel pensiero: ossia nell'atto in cui il soggetto che sente pensa, per afferrare se stesso, e realizzarsi come autocoscienza.

L'AMORE E LA PAROLA.

Non espressione del sentimento, ma sentimento.

L'arte, come è concepita da Gentile, non è l'espressione o l'intuizione del sentimento, ma il sentimento stesso.

Gentile propone ora una critica all'estetica di Croce; definendola qui un'estetica contenutistica, piuttosto che formalistica (come egli stesso si proponeva).

L'estetica di Croce parte dalla distinzione di del campo teoretico (in cui la conoscenza avviene nella forma intuitiva) al quale appartengono sia l'arte che la filosofia; solo che mentre la prima assume un contenuto particolare che è il sentimento, la seconda assume un contenuto universale che è il concetto.

Il contenuto, dunque, è irresolubile nella forma. Per cui l'arte è vista in maniera duplice:

  • come sintesi della forma intuitiva e del contenuto sentimentale;

  • come relazione della forma intuitiva e del contenuto sentimentale.

In opposizione a questa elaborazione, Gentile propone un ritorno più rigoroso a De Sanctis: il contenuto si annulla nella forma. Pertanto, non c'è un sentimento passivo e un'intuizione attiva, ma l'attività pura del sentimento stesso (attività che emerge a chiare linee dal suo carattere dialettico).

Il sentimento come unità e infinità dell'opera d'arte

Attraverso l'attualizzarsi nell'espressione, il sentimento si fa pensiero. Si evidenzia allora l'infinita unità che è alla base della sintesi di soggetto e oggetto.

Si è detto che il sentimento è il soggetto stesso, e che il pensiero è il sentimento attualizzato. Ora, data la molteplicità dei soggetti, si ha pure una molteplicità di sentimenti e pensieri possibili. Ciascuno dei quali pure è unico e infinito, ossia non ragguagliabile a nessun altro.

Anche l'opera d'arte è unica e infinita, giacché il suo carattere artistico deriva direttamente dal sentimento che le rende vita. Un sentimento che è sì fonte della molteplicità delle opere e delle personalità artistiche, ma è pure nella sua radice unità.

Il sentimento, dunque, è l'unità e infinità dell'opera d'arte.

Qual è il sentimento che è infinito

Quando si parla dell'infinità del sentimento, fonte del pensiero e del carattere artistico di un'opera, non si deve pensare al sentimento di un soggetto considerato nella sua materiale identità (cioè legata ad un corpo), ma a quella di un soggetto in quanto soggetto. Non ci sono gli uomini, ma l'Uomo.

L'umanità dell'artista, la sua universalità, e quindi la sua immortalità sgorga dalla fonte della sua arte: dal sentimento.

L'amore

L'amore è quella forza che disciplina la riflessione e la volontà, e si sublima come un'idealità dello spirito.

L'incontro tra due persone, tra due anime, tra due sentimenti, non è immediato. Giacché essendo ciascuna un infinito, si escludono vicendevolmente al fine di farsi valere l'una sull'altra. I due sentimenti che si trovano uno di fronte l'altro, sono l'uno il negativo dell'altro; e, perché questo momento della negazione venga superato, e i due sentimenti si affermino reciprocamente e si confermino come un solo sentimento, occorre un processo che elimini l'alterità. Processo che si inizia a realizzare già nell'anima del singolo, e che poi deve essere continuato nel rapporto con l'altro.

La storia del sentimento

La storia del sentimento è la storia di tutto lo spirito.

Nella sua varia conformazione, il sentimento si può presentare in forme diverse e antitetiche, in modo tale da essere causa di discordie e lotte sentimentali, che solo nella storia dello spirito possono trovare la loro soluzione. E la trovano solo quando il pensiero conferisca al sentimento, ossia al soggetto, quell'universalità che è la sua forma prima; universalità nella quale tutti gli uomini sono identici.

Finché il sentimento rimane nella particolarità, non raggiungerà mai l'autocoscienza. Tuttavia è da osservare che il pensiero non raggiungerà mai la perfetta adeguazione dell'oggetto al soggetto, proprio in virtù del suo carattere dialettico. Non la raggiunge mai, eppure la raggiunge sempre, perché il suo divenire significa proprio che esso viene ad essere ciò che non è. Pertanto il costante negare se stesso del sentimento significa che esso è amore, come un eterno innamorarsi.

Il soggetto, innanzitutto, sente il bisogno di affermare il proprio sentimento di piacere attuando se stesso. Pertanto allo spirito si riconosce una certa radice egoista. Ma per attuare se stesso, il soggetto deve pure conoscere l'alterità che gli si contrappone; risolvere questa opposizione, per riconquistarsi come soggetto illimitato e vero soggetto, è amare l'altro oltre se stesso, in virtù dell'essere in unità profonda con lui.

L'universalità del bello e i pretesi confini dell'arte

L'arte è attività creatrice di bellezza. Ma questa stessa attività artistica è la medesima in cui consiste la dialettica dello spirito, che porta all'autocoscienza, ed è perciò la stessa attività in cui consiste il pensiero. Pertanto si può dire che la bellezza sia un attributo della spirito come pensiero.

Ogni forma di pensiero è realizzazione di un'autocoscienza, come sintesi di un soggetto (che è il soggetto) e di un oggetto (che è l'oggetto del soggetto). In questa sintesi noi troveremo necessariamente tutti e tre gli elementi della sintesi: il soggetto, l'oggetto e la loro relazione. Il pensiero è proprio in questa relazione. Per cui ogni uomo è pensiero, ma è prima di tutto artista (che è come dire che ha un'anima) e lo dimostra pensando.

Abbiamo visto che l'intera vita dell'uomo è pensiero; e, in quanto pensiero, può prendere corpo in forme diverse, sia che esse siano parole, note musicali, figure, marmi, sia che esse siano le stesse azioni dell'uomo nei suoi rapporti con gli altri uomini (uno Stato, una vittoria, un istituto, ecc.). Tra le forme del pensiero ce ne sono alcune, come la morale e la politica, che hanno attirato l'attenzione dell'uomo per interessi pratici; pertanto, nell'ambito della compatta e omogenea materia della storia, si potrebbe distinguere il movimento dello spirito morale, o quello dello spirito politico.

Ma non si dimentichi mai che alla base del soggetto c'è un'unità dalla quale non si può prescindere.

L'arte, dunque, è tutto lo spirito sotto l'aspetto dell'arte; e la storia dell'arte è la storia di tutto lo spirito, considerato sotto l'aspetto dell'arte.