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“IL CAOS, IL METODO.
PRIMI LINEAMENTI DI UNA NUOVA
ESTETICA FENOMENOLOGICA.”
di Luciano Anceschi
Si tratta di una raccolta di scritti teorici, stesi dal 1972 fino
al 1981.
INTRODUZIONE
IL CAOS E IL METODO
La chiave |
La chiave di lettura di questo studio va ricercata lontano da ogni interpretazione rigida e definitiva dei suoi momenti. Si tratta piuttosto di una ricerca che va continuamente modificandosi e trasformandosi nel suo percorso, al punto che si può parlare di un metodo, piuttosto che di un Metodo. Qui si troveranno lineamenti di un'estetica intesa come una “nuova fenomenologia critica”. |
Del saggio |
La scelta della forma del saggio come genere per presentare questa ricerca non è casuale. Il saggio è il solo genere capace di di farsi sollecitare e di rispondere al bisogno di chi non vuole opporsi all'instabilità e all'imprevedibilità di ciò che emerge nel corso stesso della ricerca. |
Qualche cosa sul metodo |
Anceschi riconosce che l'epoca nella quale si trova è un'epoca di crisi, in cui il caos regna almeno già da 100 anni. Si tratta di uno stato estremo di confusione e disorientamento dovuto alla “perdita del padre”, ossia la svalutazione di tutti gli statuti, la cui prima conseguenza è il venir meno del dialogo. Tuttavia, in questo stato c'è anche un che di positività che porta proprio al riemergere del metodo: la radicale libertà di ricerca. Per cui, proprio quando l'immagine di Socrate sembra sbiadita e la volontà del dialogo sembra dimenticata, c'è proprio un riemergere di questa figura, che appare ora ancor più legata alla vita. |
Metodo ed estetica |
Un discorso sul metodo qui adoperato non può prescindere dall'analisi circa lo stato dell'estetica. Infatti, ora non si tratta di ridiscutere le strutture della disciplina come tale, poiché questo avviene già inevitabilmente nella sua adeguazione ai tempi; quanto, piuttosto, la stessa legittimità della presenza dell'estetica come disciplina specifica nella contemporaneità. Lo stesso Nietzsche ha parlato di “morte dell'arte”, il che, anche se non è lo stesso, porta direttamente a porsi la domanda sulla “morte dell'estetica”. E' proprio in virtù di queste considerazioni che non si può non tener conto del binomio metodo-esperienza. |
Esperienza e metodo |
Nel contesto fenomenologico qui sviluppato i 2 termini, esperienza e metodo, non possono essere intesi, né pronunciati, al di fuori del loro rapporto. Per esperienza si intende “tutto ciò che resta dopo l'epoché” (certo, non intesa nei sensi strettamente husserliani, ma come sospensione del giudizio degli Assoluti, delle certezze chiuse definitive e universali). La delineazione di un campo di esperienza sopravvissuto all'epoché porta subito, da un lato, all'ipotesi di un orizzonte di comprensione delle varie esperienze, dall'altro, ad un discorso sulla relazione tra esse (basato sul principio logico della differenza, piuttosto che dell'identificazione). Di tutto ciò che sopravvive all'epoché, Anceschi vuole sì apprezzarne il contributo particolare, ma, allo stesso tempo, remare contro i processi di assolutizzazione di sé che queste attivano. |
Il metodo |
Per metodo Anceschi intende la via attraverso la quale egli si orientato per uscire dallo stato di caos nel quale l'estetica oramai si trova. Egli ci tiene a sottolineare che si tratta di un metodo, e non di un Metodo, in virtù della negazione di ogni assolutezza propria di una corretta fenomenologia della metodologia (in cui, lo ricordiamo, un momento fondamentale è appunto l'epoché). Anceschi sviluppa una nuova fenomenologia critica che si pone alla ricerca della sistematicità delle ricerche estetiche, e si distingue come relazionismo, e non come relativismo. Questa considerazione è fondamentale per capire bene il senso dei suoi studi. |
Cenni conclusivi |
In questo testo si troveranno alcune analisi sulla nozione di poetica, di storiografia dell'estetica, e sulla definizione (o definizioni) dell'arte; e anche alcuni corollari di ordine teorico, e alcune pagine di memoria che pure non escono dal tema. Come nuova fenomenologia critica, questa ricerca ambisce ad un “ritorno alle cose”, senza lasciarsi assorbire dall'enfasi assolutizzante delle pronunce particolari. E' per questo che uno dei centri della ricerca è il tema del “corpo”. Inoltre, questo studio ha trovato un incentivo proprio nell'esame della poesia come vive, nel suo continuo recupero del passato e del presente e pure nella sua continua apertura al futuro. Da ciò è emerso un modo di intendere la razionalità come orizzonte di comprensione, e non di esclusione e di rifiuto, nel rispetto insieme di ogni individualità e della infinita molteplicità, nella continua disponibilità alla revisione. In definitiva, questa ricerca apre possibilità inattese alla continuità del dialogo dell'uomo con se stesso, su se stesso, di se stesso. |
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