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ANCESCHI: COROLLARI
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Qui Anceschi si trova a rispondere a domande postegli da alcuni studenti. Per brevità cercherò di esprimere i nuclei tematici che interessano al nostro discorso, ossia per tracciare in maniera più specifica le linee del metodo proposto dalla nuova fenomenologia critica.
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2. Lettera a Zagarrio sulle leggi dell'acqua (con riferimento alla poesia) |
A Zagarrio, che espone alcuni dubbi riguardo al metodo della nuova fenomenologia critica, Anceschi risponde riproponendo, ancora una volta eppur nuovamente, i capisaldi del suo metodo. Innanzitutto, riprende la descrizione di Lino Rossi in “Situazione dell'estetica in Italia”: per qualche tempo l'estetica è sembrata identificarsi con una particolare teoria della poesia, che trovasse la propria struttura universale entro certe categorie logiche e che, infine, si definisse come una “forma” o “momento” della vita dello Spirito; tuttavia, questo stesso sistema non avrebbe resistito al tentativo di inserimento di alcuni campi d'indagine affini, ma fino a quel momento trascurati (linguistica, psicologia, sociologia, filosofia del linguaggio...), e alla fine si avrebbe ceduto. A questo proposito, Anceschi riconosce che oggi l'estetica non si occupi più, in maniera esclusiva, della riflessione sulla poesia e sull'arte; mentre risulta oramai possibile la distinzione tra le nozioni di estetica (artistica e letteraria) e poetica. Pertanto, l'atteggiamento fenomenologico vuole proporsi come un nuovo procedimento per la ricerca, capace di confrontarsi con un atteggiamento di apertura costante nei confronti di una realtà talmente varia; atteggiamento che implica il rifiuto di ogni dogmatica o sistematica assolutizzante. |
3. Appendice A: Controllo della estetica. |
La disciplina dell'estetica è stata considerata per lungo tempo appartenente al campo di indagine della filosofia, apparendo sempre come una disciplina trasparente, ordinata e accettabile. Tuttavia, dopo Croce, l'interazione con altri campi di ricerca ha portato l'estetica a ricercare la propria autonomia, ad allontanarsi dalla filosofia e a rivelarsi oscura, dispersiva e riduttiva. Inoltre, da che prima l'oggetto indiscusso d'indagine, per ciò che concerne l'estetica, sembrava essere il bello (o, in maniera più precisa l'arte e la poesia, o arti belle), ora non è più solo questo; e l'estetica si ritrova così persa in un labirinto, alla ricerca di se stessa.Di qui la necessità di ripensare la molteplicità delle tentazioni che corrono incontro all'estetica, e nelle quali l'estetica si perde, alla luce della reciprocità dei loro rapporti; poiché, infatti, solo alla luce della prospettiva della sistematicità si può giungere ad una soluzione esauriente (che non limiti le spinte propulsive che l'estetica riceve da altri campi, ma, anzi, che sappia conferire loro il giusto valore). Il proposito di strutturare l'idea di estetica entro un orizzonte di comprensione per una sistematica generale delle poetiche è proposto ad Anceschi in “Autonomia ed eteronomia dell'arte” (1936): viene messo in dubbio il principio di autonomia dell'arte come categorialità, puro momento della conoscenza entro la “vita dello spirito”. Questa prospettiva si è venuta esplicitando sempre più nello scritto “Della poetica e del metodo” (1976). |
Critica (letteraria). |
Anceschi esordisce con una definizione che possa farci capire cosa dobbiamo intendere nel momento in cui parliamo di critica: è il complesso delle operazioni e delle indagini, insieme conoscitive e valutative, che conducono sul fondamento di particolari concezioni estetiche e che, attraverso diverse metodologie, chiariscono descrivono e giudicano le opere artistiche e letterarie. I criteri di queste operazioni sono tanto vari da costituire un vero e proprio caos di teorie tra loro divergenti. Esse, infatti, si propongono come necessarie, assolute e ultime; ma finiscono per rivelarsi parziali, legate ad un preciso contesto logico, riferite ad una definita e definibile situazione storica. Si osservano diversi modelli di critica:
Il fatto che la critica trovi fondamenti diversi a seconda degli ambiti in cui si muove, e pertanto conosca strutture e organizzazioni diverse, determina la molteplicità dei sistemi di critica che si vengono sviluppando. Tali sistemi si rifiutano reciprocamente. Solo un'indagine fenomenologica è in grado di individuare il senso di questo rifiuto, da un lato, e il limite di validità dei vari sistemi, dall'altro. E -sia chiaro!- si parla di un'indagine fenomenologica nel senso di una “fenomenologia della critica”, non di una critica fenomenologica (la quale si aggiungerebbe aridamente agli altri modelli sopra esposti). Pertanto, per poter osservare nella loro molteplicità i diversi modelli di critica bisogna pensarli in vista della nozione di sistematicità. Una corretta fenomenologia della critica, infatti, non risponde alla domanda “che cosa è la critica?”, ma analizza come la critica operi. Occorrerà:
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DIFFICOLTA' DELLA MEMORIA |
Questo scritto viene pubblicato come prefazione alla seconda edizione di “Saggi di poetica e di poesia” (1972).
Qui Anceschi si trova di fonte alla problematicità di dover scrivere qualche pagina intorno ad un libro pubblicato 30 anni prima (1942), che raccoglie studi e note scritti tra il 1934 e il 1941. In quel testo Anceschi affronta i temi della poesia e della critica, aprendosi ad un progetto non ancora organizzato di un metodo in grado di mettere su un terreno di problematicità le pretese di universalità dei Sistemi Dogmatici e degli Assoluti Prestabiliti. Infatti, “Autonomia ed eteronomia dell'arte” nacque proprio come un tentativo di risposta ad u periodo di tensioni radicali ed estreme. Avvicinandosi, attraverso l'impulso del razionalismo critico, a quel nuovo modo di intendere la fenomenologia come metodo, cominciò a rilevare la distinzione tra le nozioni di estetica e poetica.
In Anceschi l'attenzione per le poetiche non fu dettata da motivi occasionali, ma da forti sollecitazioni che provenivano direttamente dalla realtà. In quegli anni, infatti, in tutta Europa, data la varia proliferazione di poetiche secondo prospettive, situazioni, movimenti e personalità diverse, si manifestava l'esigenza di rendersi conto del sistema e dell'idea di poesia. Così “Poetiche del Novecento” si propone di chiarire e ordinare i vari sistemi nelle loro tensioni, nelle loro linee istituzionali, nei loro ideali e capirne le relazioni e il movimento. Con una certa vena illuministica Anceschi si sbilancia sulla natura della situazione europea. E le difficoltà gli sembrano imputabili, non ad una recuperabile “crisi di civiltà”, quanto piuttosto ad una “civiltà in crisi” ormai abituatasi ai suoi sussulti e alle sue stasi.
Sono 2 i temi fondamentali dei “Saggi”:
Si delinea a chiare linee il metodo già annunciato in “Autonomia ed eteronomia dell'arte”, sul quale Anceschi si sarebbe poi fermato per anni. Ma questo metodo, proprio nel garantire la piena autonomia alle poetiche, ne mostra anche il carattere parziale e dogmatico che ne segna i limiti; pertanto è chiaro come, negli anni a venire, Anceschi abbia messo da parte quella particolare poetica che visse in quegli anni e che presentò nei “Saggi”. |
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