Letture di NihilScio | ||
|
||
... figuriamoci un re, provveduto di tutte le soddisfazioni che possano gradirgli, ma che sia privo di distrazioni e abbia agio di meditare e riflettere su quello che è:
la sua languida felicità non basterà a sorreggerlo; esso non potrà far a meno di pensare ai pericoli che lo minacciano, alle possibili ribellioni e, in ogni caso, alle malattie e alla morte, cui
non può sfuggire: dimodoché, se resta senza quel che si chiama "distrazione", eccolo infelice e più assai dell'ultimo dei suoi sudditi che giochi e si diverta. L'unico bene degli uomini sta, dunque, nell'essere distolti dal pensare alla loro condizione o da un'occupazione o da una qualche passione piacevole e nuova che li assorba, o dal giuoco, dalla caccia, da qualche spettacolo attraente: insomma, da quel che si chiama "distrazione". E' questa la ragione per cui il giuoco, la conversazione delle donne, la guerra, gli alti uffici son tanto ricercati. Non che in essi si trovi realmente la felicità, né che si creda che la vera beatitudine stia nel denaro che si può vincere al gioco o nella lepre di cui si va a caccia: non li vorremmo, se ci fossero offerti in dono. Noi non cerchiamo un tal possesso, molle e placido, e che ci lascia pensare all'infelicità della nostra condizione, e neppure i pericoli della guerra o i fastidi degli impieghi; ma il trambusto che ci distoglie da quel pensiero e ci distrae.... |