Per gentile concessione dell’autore

I personaggi e gli eventi del I secolo in Giudea

tratto dal libro KRST di Pier Tulip

 

 

 

Si suppone che Gesù abbia cominciato una predicazione alla ricerca di proseliti girando per tutta la parte superiore della Giudea, la Galilea e i contorni del lago di Tiberiade con diversi passaggi in barca, spingendosi al massimo a Sud fino a Gerusalemme.

Poi più niente tranne l'episodio che vede coinvolto Giovanni Battista con Erode Antipa, la moglie Erodiade e la loro figlia Salomè.

Prima di questo episodio ne esiste però un altro legato a Giovanni Battista e a Filippo, il Tetrarca di Gaulanitide con capitale Cesarea di Filippo, distinta dalla Cesarea fondata da Erode. Riporto un passo di GG, estratto da una presunta versione russa antica che forse non è passata attraverso le forbici dei censori:

"Filippo, essendo al potere, ebbe un sogno in cui un'aquila gli aveva strappato entrambi gli occhi. Egli riunì tutti i suoi saggi. Mentre tutti spiegavano il sogno in maniera diversa, venne a lui, improvvisamente e senza essere chiamato, quell'uomo di cui abbiamo parlato in precedenza, che camminava vestito di pelli d'animali e purificava il popolo nelle acque del Giordano. Ed egli disse "Ascolta la parola del Signore. In questo sogno che hai avuto, l'aquila è la tua venalità, poiché quest'uccello è violento e rapace e quest'uccello ti strapperà gli occhi, che sono la tua provincia e la tua donna". E quando ebbe così parlato Filippo morì prima di sera ed il suo dominio fu dato ad Agrippa".

Questo episodio ci permette di capire l'anno in cui Gesù inizia la sua predicazione in quanto sappiamo che nell'anno della morte di Filippo, il 34, Giovanni Battista era ancora vivo.

Quindi segue l'episodio dell'arresto e della decapitazione di Giovanni al Macheronte ordinata da Antipa, probabilmente nel 35, e Gesù, che ha 42 anni, viene a saperlo durante il periodo di predicazione:

Gv 8,57: "Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?»"

Anche volendo disconoscere il passo russo di GG sopra riportato altre considerazioni portano alla stessa data. Antipa sposa Erodiade e ripudia la figlia di Areta re dei Nabatei che gli dichiara guerra. Questa guerra avviene nel 36/37 quindi Giovanni, che si oppose a quel matrimonio, fu ucciso probabilmente nel 35. Occorrerebbe dedicare un intero capitolo alla vicenda di Giovanni Battista ma esula dagli intenti di questo lavoro.

Con la morte di Filippo, senza eredi, la Gaulanitide resta per tre anni, 35-37, senza un governante perché Tiberio, per definire la sua successione, a causa di contrasti interni non provvede alla sostituzione, che sarà data poi ad Agrippa. Questa assenza di Governo può aver indotto i Galilei ad approfittarne per prendere possesso del trono. Gli autori che propugnano una figura irredentista per Gesù, o chi per esso, reputano che questo frangente storico, oltretutto alquanto trascurato nei documenti che ci sono pervenuti, possa aver consentito l'incoronazione e la successiva crocifissione.

Dopo altri disordini narrati da Flavio Giuseppe, nella primavera del 36, quindi intorno a Pasqua, si ha la cosiddetta rivolta del monte Garizim, il monte sacro dei Samaritani, che viene sedata da un massacro ordinato da Ponzio Pilato.

I Samaritani, che erano sempre rimasti in disparte e mai avevano inoltrato ricorsi ai Romani prima di allora, protestano violentemente con Lucio Vitellio, padre del futuro Imperatore, Legato in Siria con pieni poteri per tutto l'Oriente, che fa svolgere un'inchiesta al suo amico Marcello. Marcello esautora Pilato e lo invia a riferire direttamente a Tiberio a Roma, poi sostituisce anche Caifa. Successivamente Vitellio scende a Gerusalemme e sarà accolto con tutti gli onori.

L'azione di Marcello può essere motivata solo da un abuso di Pilato: probabilmente i Samaritani erano solo riuniti per qualche evento o episodio legato alla loro religione, e quale se non seguire sul sacro monte un nuovo messia che essi attendevano?[1]

Il fatto che venga sostituito anche Caifa fa pensare che una responsabilità del massacro è attribuita anche al Sommo Sacerdote, che può essere stato l'istigatore di Pilato.

Vediamo il passo di AG a tal proposito:

AG XVIII,85-87: "Anche la nazione samaritana non andò esente da simili travagli. Li mosse un uomo bugiardo, che in tutti i suoi disegni imbrogliava la plebe, e la radunò indirizzandola ad andare in massa sul Monte Garizin, che per la loro fede è la montagna più sacra. Li assicurò che all'arrivo avrebbe mostrato loro il sacro vasellame, sepolto là dove l'aveva deposto Mosé. Essi, dunque, credendolo verosimile, presero le armi e, fermatisi a una certa distanza, in una località detta Tirathana, mentre congetturavano di scalare la montagna in gran numero, acclamavano i nuovi arrivati. Ma prima che potessero salire li prevenne Pilato occupando, prima di loro, la cima con un distaccamento di cavalleria e di soldati con armi pesanti; affrontò quella gente e in una breve mischia, in parte li uccise e altri li mise in fuga. Molti li prese schiavi, tra questi Pilato mise a morte i capi più autorevoli e coloro che erano stati i più influenti dei fuggitivi"

Chi era quest'uomo bugiardo di cui Giuseppe non fa il nome? La storia del vasellame (tesoro) del tempio non regge perché nessun pazzo avrebbe rischiato di dire una bugia per la quale sarebbe stato sicuramente sbugiardato. Nel passo non c'è nessuna menzione di crocifissioni.

Il Monte degli Ulivi potrebbe aver preso, nei vangeli, il posto del monte Garizin, o Gerizim, monte del bene in contrapposizione al vicino monte Ebal del male. Questo bugiardo potrebbe essersi salvato, oppure essere stato messo a morte senza specificare come, insieme ai capi più autorevoli.

Se si vuol credere alla crocifissione di Gesù, questo episodio è però il più calzante, in quanto si può anche pensare che Pilato lo abbia portato a Gerusalemme come schiavo e poi abbia deciso di crocifiggerlo, altrimenti nella storia non si trova più niente, tranne quest'altro episodio relativo ad un altro senza nome avvenuto sotto il governatorato di Antonio Felice fra il 52 e il 59:

GG II,261-263: "Ma guai ancor maggiori attirò sui giudei il falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s'erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì  si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l'aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l'egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese"

Qui ci troviamo sul Monte degli Ulivi, ma l'episodio avviene ben venti anni dopo il precedente, e qui il responsabile si sottrae all'arresto. Se questo egiziano era Gesù, inteso come predicatore di una dottrina proveniente dall'Egitto [2], avrebbe avuto oltre sessanta anni.

Se questa ipotesi fosse vera si prospetterebbe un'altra ipotesi per la morte di Gesù, ma remota sia in termini di tempo che di affidabilità.

Nel libro The Jesus scroll, scritto dall'australiano Donovan Joyce, si afferma che Gesù morì suicida nell'anno 74 a Masada durante l'assedio dei Romani. Il giornalista australiano avrebbe esaminato un rotolo autografo, rubato dagli scavi di Masada insieme ad altri 14, firmato da Yeshua ben Ya'akob Gesù di Giacobbe di Gennesareth, che descrive se stesso come un ottantenne e aggiunge di essere l'ultimo dei legittimi re d'Israele. Come spesso capita in questi casi di ritrovamenti eclatanti i rotoli sono scomparsi[3].

Gli esperti hanno respinto questa affermazione rilevando che questi rotoli, dopo duemila anni, non sarebbero stati leggibili se non dopo un lento e attento intervento di recupero.

Fatto sta che l'età riferita corrisponde: se il rotolo fosse stato scritto nel 73 da Gesù egli avrebbe avuto esattamente ottanta anni. Inoltre a Masada è presente anche Eleazar, che abbiamo identificato con il cognato di Gesù, e una donna sua parente (Maria Maddalena?), che scampa al massacro.

Che Lazzaro fratello di Maria Maddalena e Eleazar figlio di Giairo fossero la stessa persona è confortato, oltre che dalla parentela con Menahem cugino di Gesù, parentela che anzi fa supporre che Gesù e Maria Maddalena fossero sposati, anche dal fatto che l'episodio della risurrezione della figlia di Giairo di Mc e Lc si sovrappone alla risurrezione di Lazzaro di Gv. Da questa sovrapposizione è logico identificare il Lazzaro dei vangeli con il figlio e non la figlia di Giairo visto che nella storia è presente un Lazzaro figlio di Giairo.

Naturalmente questa identificazione resta solo una ipotesi che potrebbe essere inficiata anche da questo passo:

GG VII,253: "A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea"

in cui Lazzaro viene indicato come discendente di Giuda mentre dovrebbe essere considerato solo come parente acquisito, sempreché Giairo non fosse un parente di Giuda.

 

Riporto il brano completo del suicidio di Masada per l'agghiacciante e commovente contenuto e sacrale significato, tralasciando il discorso che Giuseppe Flavio fa dire a Lazzaro perché naturalmente inventato non essendo egli presente ai fatti:

GG VII,395-400: "quindi, estratti a sorte dieci fra loro col compito di uccidere tutti gli altri, si distesero ciascuno accanto ai corpi della moglie e dei figli e, abbracciandoli, porsero senza esitare la gola agli incaricati di quel triste ufficio. Costoro, dopo che li ebbero uccisi tutti senza deflettere dalla consegna, stabilirono di ricorrere al sorteggio anche fra loro: chi veniva designato doveva uccidere gli altri nove e per ultimo sé stesso; tanta era presso tutti la scambievole fiducia che fra loro non vi sarebbe stata alcuna differenza nel dare e nel ricevere la morte. Alla fine i nove porsero la gola al compagno che, rimasto unico superstite, diede prima uno sguardo tutt'intorno a quella distesa di corpi, per vedere se fra tanta strage fosse ancora rimasto qualcuno bisognoso della sua mano; poi, quando fu certo che tutti erano morti, appiccò un grande incendio alla reggia e, raccogliendo le forze che gli restavano, si conficcò la spada nel corpo fino all'elsa stramazzando accanto ai suoi familiari. Essi erano morti credendo di non lasciare ai romani nemmeno uno di loro vivo; invece una donna anziana e una seconda, che era parente di Eleazar e superava la maggior parte delle altre donne per senno ed educazione, si salvarono assieme a cinque bambini nascondendosi nei cunicoli sotterranei che trasportavano l'acqua potabile mentre gli altri erano tutti intenti a consumare la strage: novecentosessanta furono le vittime, comprendendo nel numero anche le donne e i bambini".

A questo punto cadrebbe anche l'epiteto di indemoniata per Maria Maddalena (Lc 8,2: "C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni") se fosse la stessa donna che accompagna Lazzaro a Masada: "superava la maggior parte delle altre donne per senno ed educazione".

Lascio al lettore la scelta dell'epilogo della vita di Gesù che più preferisce.

Prima di proseguire, però, mi si permetta un'altra digressione: il suicidio di Masada richiama alla mente un altro suicidio in cui è protagonista lo stesso Giuseppe Flavio, avvenuto a Iotapata prima che egli si consegnasse ai Romani e passasse dalla loro parte nel 67. Giuseppe, in qualche modo, non essendo riuscito a consegnarsi ai Romani perché gli altri quaranta assediati glielo impediscono, riesce ad essere l'ultimo sopravvissuto di un suicidio da lui stesso organizzato [4].

 GG III,388-391: "Poiché abbiamo deciso di morire, lasciamo alla sorte di regolare l'ordine in cui dobbiamo darci l'un l'altro la morte: ognuno sarà ucciso da chi verrà sorteggiato dopo di lui, e così sarà la sorte a stabilire il destino di tutti senza che nessuno debba perire di sua mano; non sarebbe giusto, infatti, che quando gli altri fossero morti qualcuno cambiasse idea e si salvasse". Le sue parole vennero accolte con fiducia e accettarono di effettuare il sorteggio. Ognuno porgeva prontamente il collo a chi era stato sorteggiato dopo di lui, sicuro che presto anche il capo sarebbe morto; infatti stimavano più dolce della vita il morire insieme con Giuseppe. Ma questi, non si saprebbe dire se per un caso o per volere di Dio, restò alla fine assieme ad un altro, e non volendo né essere condannato dalla sorte, né contaminarsi le mani col sangue di un connazionale se fosse rimasto ultimo, persuase anche il compagno a fidarsi delle assicurazioni e ad accettare di aver salva la vita".

Probabilmente il lunghissimo discorso fatto dire a Lazzaro a Masada (GG VII,322-388) rispecchia il suo discorso fatto ai compagni per convincerli al suicidio.

 

Degli altri protagonisti della discendenza di Matthan conosciamo quasi di tutti esclusivamente l'anno approssimativo della morte. Solo di Menahem si conosce qualche impresa in più.

 

Di Andrea, Natanaele, Giovanni di Zebedeo, Pietro e Giacomo il minore non si sa assolutamente niente, tranne per quello riportato da fonti cristiane come ad esempio in questo episodio:

Giacomo il minore (62)

SE II,1,4: "Ci sono poi due Giacomi: uno è il Giusto, che fu gettato giù dal pinnacolo del tempio e fu colpito a morte da un lavandaio con un bastone; l'altro fu decapitato (Giacomo il maggiore)".

Ricordo che nella nostra interpretazione abbiamo giustificato questa assenza di riscontri storici per il fatto che questi personaggi non hanno partecipato in modo fanatico ai moti insurrezionali galilei in quanto la loro fisionomia è principalmente religiosa.

 

Filippo, se è la stessa persona riportata da Giuseppe Flavio, potrebbe essere stato ucciso durante l'assedio e la distruzione di Gamala nel 67.

GG IV,81: "All'infuori di due donne nessuno si salvò; si trattava delle figlie della sorella di Filippo, e questo Filippo era figlio di un notabile di nome Iacimo, che era stato un generale al servizio del re Agrippa", ma probabilmente di Filippo come per quasi tutti gli apostoli non esiste nessun riscontro storico[5].

 

Tolomeo (44-47)

AG XX,5: "Poco tempo dopo gli fu portato davanti in catene e poi messo a morte l'arcibrigante Tolomeo che aveva procurato molti gravi guai nell'Idumea e tra gli Arabi. Da allora tutta quanta la Giudea fu liberata dai latrocini, grazie alla provvidenziale cura di Fado".

 

Didimo Giuda Tommaso Teuda (44-47)

AG XX,97-98: "Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme".

SE II-12: "Fu fatto prigioniero anche Giuda Taddeo, cui fu tagliata la testa e portata a Gerusalemme"

Queste due citazioni confermano l'associazione, fatta nella Ricerca degli Apostoli, fra il galileo Teuda e Giuda Taddeo e confermano anche la scelta di associare i fratelli con i cugini Galilei. L'episodio raccontato in AG ci fa scoprire anche un carattere messianico, profetico e religioso di Teuda-Tommaso.

 

Simone e Giacomo il maggiore di Giuda (47-49)

AG XX,102: "Sotto l'amministrazione del procuratore Tiberio Alessandro, si verificarono disordini che portarono alla cattura di due figli di Giuda il Galileo: si chiamavano Simone e Giacomo, e furono entrambi crocifissi; questi era il Giuda che, come ho spiegato sopra, aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea".

At 12,1-2: "In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni"

Qui, invece, c'è completa discordanza fra AG e At, i Giacomo delle due versioni sono due persone diverse che muoiono in tempi e con modalità diverse (Sotto Erode significa come minimo prima del 45). Ricordiamo che come fratello di Giovanni abbiamo identificato Giacomo il minore, il Giusto, e non Giacomo maggiore. Questa discrepanza, se le fonti sono veritiere, si può solo spiegare  con la non corrispondenza fra il Giacomo figlio di Giuda e Giacomo maggiore dei vangeli.

 

Menahem invece è il primo protagonista della prima guerra giudaica 66-70. Muore subito nel 66 dopo essere riuscito ad indossare il paramento scarlatto di re dei Giudei.

GG II,433-448: "Fu allora che un certo Menahem, ... messosi alla testa di alcuni fidi raggiunse Masada, dove aprì a forza l'arsenale del re Erode e, avendo armato oltre ai paesani altri briganti, fece di questi la sua guardia del corpo; quindi ritornò a Gerusalemme e, assunto il comando della ribellione, prese a dirigere l'assedio..."

Menahem riesce a prendere possesso del tempio e delle torri regie e viene anche ucciso il Sommo Sacerdote Anania

"La distruzione delle opere fortificate e la morte del sommo sacerdote Anania avevano esaltato Menahem fino alla ferocia, ed egli, ritenendo di non aver rivali come capo, si comportava da tiranno insopportabile".

 In questi eventi è presente anche Lazzaro che insieme alla sua gente non accetta la dittatura di Menahem e lo assalgono nel tempio

 "...vi si era infatti recato a pregare in gran pompa, ornato della veste regia e avendo i suoi più fanatici seguaci come guardia del corpo. Come gli uomini di Eleazar si furono scagliati su di lui, anche il resto del popolo tutto infuriato afferrò delle pietre e si diede a colpire il dottore, ritenendo che, levatolo di mezzo, sarebbe interamente cessata la rivolta; gli uomini di Menahem fecero per un po' resistenza, ma quando videro che tutta la folla era contro di loro, fuggirono dove ognuno poté, e allora seguì una strage di quelli che venivano presi e una caccia a quelli che si nascondevano..."

Lazzaro insieme a pochi altri si rifugia a Masada e ne abbiamo già descritta la morte

"Quanto a Menahem, che era scappato nel quartiere detto Ofel e vi si era vigliaccamente nascosto, fu preso, tirato fuori e dopo molti supplizi ucciso, e così pure i suoi luogotenenti e Absalom, il principale ministro della sua tirannide"

 

Dopo il 66 sono protagonisti a Gerusalemme Giuseppe, prima di diventare Flavio, e Giovanni di Giscala.

Giuseppe-Ioses-Giovanni può essere rintracciato nella storia solo se si associa a Giovanni di Giscala figlio di Levi. L'associazione può essere fatta solo se Flavio lo identifichi per la città di provenienza, pur essendo figlio, minore[6] e non maggiore, di Giuda il Galileo. Ma la paternità Levi non corrisponde. L'unico Levi di nostra conoscenza che potrebbe essere il padre è Teuda, e quindi potrebbe essere stato nipote di Giuda e non figlio. In tal caso Giuseppe-Ioses-Giovanni non trova riscontro nella storia.

Giovanni di Giscala viene trascinato in catene a Roma durante il trionfo di Tito nel 71.

Altri autori, invece, ritengono, con un'ipotesi più plausibile ma senza alcun riscontro storico, che Ioses-Giovanni fu il primogenito di Giuda il Galileo, divenuto Re dei Giudei in quel buco storico degli anni 35-37[7] e quindi crocifisso sotto Ponzio Pilato. La sua completa assenza anche nelle storie dei vangeli potrebbe giustificare la sovrapposizione con Gesù, ma viene da chiedersi quale ragione avrebbero avuto gli evangelisti ad inserire un tale indizio se veramente avessero voluto celare la vera identità e gli scopi di Gesù.

Per quanto riguarda Giuseppe Flavio, egli, pur partecipando attivamente alla guerra, era un sacerdote asmoneo la cui famiglia discendeva "dalla prima delle ventiquattro classi sacerdotali" e qualche autore suppone che fosse un nipote di Caifa[8]. Non approfondiremo questa suggestione perché ci porterebbe fuori tema, ma se ciò fosse vero non sarebbe possibile che Giuseppe non sapesse niente della crocifissione di Gesù voluta da suo nonno.

 

Dall'analisi svolta fin qui comincia anche a delinearsi la convinzione che il profilo popolano che i narratori dei vangeli hanno voluto assegnare alle figure che attorniano Gesù sia falso e mirato solo a una qualche forma di catechesi. Anche qui non mi sento di approfondire oltre questa intuizione perché esula dai fini di questo lavoro. Dirò solo che i cugini galilei non erano certo dei popolani; Matteo-Teuda, anch'egli messia, era un pubblicano e quindi un uomo istruito; Maria Maddalena cosparge Gesù di olio profumato preso da un vaso di alabastro molto prezioso (Mt 26,7) e, se è vera l'identificazione con una figlia di Giairo, il padre era il capo della sinagoga di Cafarnao; Giuseppe d'Arimatea era un membro del Sinedrio; lo stesso Gesù era fondamentalmente un Principe ereditario della dinastia asmonea; diversi autori ipotizzano che Giuseppe il padre di Gesù non era un falegname ma un costruttore di sinagoghe.


 

[1]  Di questa attesa messianica parleremo nel capitolo seguente.

[2]  Di una eventuale contaminazione del pensiero di Gesù con dottrine egizie daremo ulteriori indizi nelle pagine successive.

[3]  Si veda anche il caso della lettera di Clemente nel prossimo capitolo.

[4] Da questo episodio è sorto un problema matematico chiamato Problema di Giuseppe.

[5]  Pur non essendo ancora ufficializzata e provata al momento in cui scrivo, devo riportare la scoperta a Pumakkale in Turchia, l'antica Hierapolis, di una tomba romana del primo secolo, che gli archeologi dicono essere quella dell'apostolo Filippo. Se questa attribuzione sarà confermata, la storia di Filippo potrebbe quindi corrispondere a quella riportata dalla tradizione cattolica.

[6]   In quanto è ultimo in ordine di tempo ad aspirare al trono, ma avrebbe comunque avuto, per lo stesso discorso fatto per Menahem, più di sessanta anni.

[7]  Si veda il saggio di Angelo Filipponi sul sito www.angelofilipponi.com

[8] Occorre tener presente, però, che, essendo Erode idumeo, è alquanto improbabile che a capo della sinagoga potesse essere nominato un asmoneo.

 

AG: Antichità giudaiche

At: Atti degli Apostoli

GG: Guerra giudaica

Gv: Vangelo di Giovanni

Lc: Vangelo di Luca

Mc: Vangelo di Marco

Mt: Vangelo di Matteo

SE: Eusebio di Cesarea: Storia Ecclesiastica